Un cantautore schietto, sincero e che non la manda a dire, Willie Peyote, pseudonimo di Guglielmo Bruno, classe ’85, si appresta ad entrare nelle case degli italiani attraverso le sue canzoni. Si autodefinisce «nichilista torinese disoccupato perché dire rap fa subito bimbominkia e dire cantautore fa subito festa dell’Unità», ha sicuramente le idee chiare su ciò che non è ed in effetti è un ibrido che si spiega tranquillamente con la corrente indie italiana che interessa sempre di più il presente.
Willie Peyote La Sindrome di Tôret
Se da un lato Willie fa sapere quello che pensa su temi come la politica, i media e l’amore, dall’altro, quando si parla di vita privata, è più ermetico di un sacchetto dell’Ikea. In occasione del Color Fest 6 abbiamo fatto una chiacchierata riguardo al nuovo album, “Sindrome di Tôret”, mi ha detto che i pezzi che ha scritto li ha finiti in sei mesi, alcuni sono stati facili da scrivere, erano «flussi di coscienza», i più difficili hanno visto la luce anche
in due mesi.
Queste sono le tracce che trovi in Sindrome di Tôret
La sua performance al festival di Lamezia è stata grandiosa, ha cantato le sue canzoni perlopiù funk, molto vicine ad un sound da Festivalbar ’98, qualcosa che sentivamo alla radio vent’anni fa, qualcosa che fa di lui un attento conoscitore della musica. Willie piace per questo, perché non si annovera, perché ha una sua identità musicale che non può che provenire da un prolungato e svariato ascolto.
Willie Peyote affronta le domande sulla vita privata
A questo proposito ho voluto incrociare la mia curiosità per le sue influenze musicali alla solita domanda che parte dal tema “Figli delle stelle”, il tema del Color Fest 2018. Si sapeva già che il ragazzo è figlio d’arte, la famiglia tutta ha sempre trovato il tempo per la musica, il padre è musicista amatoriale, la madre e le sorelle hanno fatto saggi, ma nessuno ha fatto il musicista per mestiere.
Allora ho chiesto al nostro rappautore che figlio è stato. «È una domanda che bisognerebbe fare ai miei genitori, non credo sia stata un’esperienza delle migliori, l’anagrafe mi ricorda che piuttosto che parlare del mio
essere figlio ora bisognerebbe parlare del diventare padre».
Fonte: open.online
Beh, tra le risposte che poteva darmi, mai mi sarei immaginata di tirare fuori un’affermazione che lo vedesse proiettato a pochi metri dalla sala parto. Sarà sicuramente stata una risposta data per evaderne altre mille
sulla la vita privata, ma ormai lo ha detto: Willie Peyote si prepara a diventare padre. Bel titolo sarebbe stato!
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Debora
(Da suonidistortimagazine.com/Intervista-a-Willie-Peyote)
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