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Gli italiani all’estero sanno che molte di quelle storie sul cibo, l’educazione e l’igiene non sono altro che razzismo.

I reality show oltreoceano, i film stranieri su di noi, ci hanno sempre mostrato un’immagine degli italiani all’estero molto radicata alla cultura della cucina e della famiglia. È grossomodo così, in fin dei conti mangiare bene e una famiglia su cui contare sono sani valori. Ma i nostri connazionali all’estero sono più di un “pizza, mandolino e Pulcinella”.

E la tua idea degli italiani all’estero qual è? Come li vedi? Ne conosci qualcuno? Pare che la nostra tendenza sia quella di disprezzare il nostro Paese a più non posso e cercare la soluzione nelle nazioni estere. I nomi più quotati? Londra, Amsterdam, la Spagna, la California.

italiani all'estero
I nostri connazionali all’estero sono più di un “pizza, mandolino e Pulcinella”

Quanto è difficile vivere all’estero?

Possiamo affermare che gli italiani all’estero si dividono in due gruppi: quelli che «Non ce la faccio, mi manca troppo la lasagna» e quelli che «Sto così bene che potrei abituarmi!».

È certo che deve valerne la pena di volersi trasferire all’estero. Però credo che, una volta avviato il progetto, sia deludente avere un ripensamento tale da decidere per una marcia indietro. Detto questo, andiamo ad analizzare la seconda tipologia, quella più interessante delle due. Vorrei sintetizzarla in tre caratteristiche che appartengono alla vita di ogni giorno:

  1. Il cibo
  2. Le abitudini
  3. Le frequentazioni

1. Il cibo per gli italiani all’estero

Se togliessimo gli occhiali tricolore potremmo scoprire e apprezzare un buon cibo anche all’estero. È alquanto normale, inoltre, che il cibo della tradizione italiana non venga preparato seguendo al 100% le sue regole. Si intrecciano diversi problemi a riguardo, come la mancanza delle materie prime, i costi alti per quelle di qualità e l’importazione.

Quindi mangiare bene cibi italiani all’estero non è qualcosa che si può fare tutti i giorni. Un aspetto dell’integrazione culturale è anche saper mangiare il cibo della nazione in cui si è expat, che avrà senz’altro i suoi piatti migliori, fatti con i suoi ingredienti tipici migliori, serviti nei ristoranti migliori. Senza contare che ormai la cucina ha ovunque, anche nei supermercati, una tale varietà orizzontale che c’è scelta per ogni gusto ed esigenza alimentare.

italiani all'estero
Vivere all’estero toglie gli occhiali tricolori e ne mette un paio nuovo, quello dell’uguaglianza e del know- how

2. Le abitudini degli italiani all’estero

«Gli stranieri sono sporchi», «Come insegnano l’igiene gli italiani nessuno mai», «Chissà cosa combinano in quelle cucine!». Ecco, un italiano all’estero che ha intenzione di restarci, non si approccia proprio in questi termini alla nuova nazione. La pulizia è una componente culturale molto soggettiva, e le nazioni sviluppate civilmente hanno tutte accesso all’educazione igienica.

Ok, alcuni non avranno il nostro amato bidet, ma altri trecentomila modi di osservare le norme dell’igiene intima, garantito!

3. Le frequentazioni degli italiani all’estero

Partire da soli senza avere alcun punto di riferimento è rischioso. Ma ciò è ben lontano dal chiudersi in un gruppo di propri simili senza avere contatti con il resto degli abitanti in stile nerd cosplay al gioco da tavola. L’italiano all’estero che si adatta sa confrontarsi con persone non italiane, del resto è partito proprio per avere nuove esperienze, e anche questa ne fa parte.

L’italiano medio all’estero capisce che abbracciare una nuova cultura lo renderà una persona nuova, senza pregiudizi e con una praticità maggiore. Lui risolverà i problemi più velocemente rispetto a chi non ha mai varcato la soglia italiana se non per scattare due foto sotto al monumento. L’italiano medio all’estero lo sa che molte di quelle storie sul cibo, l’educazione e l’igiene non sono altro che razzismo.

Little Italy

Il concetto dell’italiano stretto alla famiglia e che mangia sempre spaghetti e montagne di parmigiano proviene dall’America. È quell’italiano che forse è esistito ma molto tempo fa, quello che partendo ha portato con sé una cultura che non si è evoluta come invece è successo in Italia.

Proprio come accade per le lingue, partendo, la cultura  è stata praticata in maniera ciclica e conservativa senza subire nuove contaminazioni. E se non ci fosse in gioco l’immagine del mio Paese la troverei anche una cosa affascinante.

Italiani all'estero
L’italiano medio all’estero capisce che abbracciare una nuova cultura lo renderà una persona nuova, senza pregiudizi e con una praticità maggiore

Differenza tra viaggiare all’estero e vivere all’estero

Vivere all’estero è un concetto volatile e poco chiaro. Si può scegliere di vivere all’estero per sempre o di passare un periodo come anni o mesi, o si può essere costretti per motivi di lavoro a spostarsi. Ad ogni modo c’è una grossa differenza tra l’abitare e il visitare, questo è chiaro.

Chi viaggia all’estero per turismo non conoscerà mai nel dettaglio cosa significhi dire una frase straniera in sovrappensiero mentre parla al telefono con la famiglia. Non ha una reale percezione di cosa voglia dire davvero la lontananza, né di cosa significhi faticare per raggiungere un determinato obiettivo come lavorare o studiare da ospite.

Vivere all’estero toglie gli occhiali tricolori e ne mette un paio nuovo, quello dell’uguaglianza e del know- how. Sono fermamente convinta di questo e ciò che auguro a tutti di fare una volta nella vita, quantomeno finché non si costruirà una famiglia, è di passare del tempo all’estero per studiare o lavorare così da apprezzare nuovi lati della vita. Senza contare che questa diventerà una skill che piace molto vedere nel curriculum.

Grazie per aver letto questo post. Avrò sicuramente dimenticato qualche altra caratteristica importante della vita all’estero, quindi ti chiedo di segnalarmela tra i commenti. Leggi anche questi articoli inerenti:

Vivere da soli, ciò che nessuno ti ha detto mai

Chiara Cecilia Santamaria, expat a Londra da 10 anni

Ciao

Debora



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