Ciao! Stai leggendo anche tu frasi romantiche sulla mamma e trovi che nel racconto di tutto questo amore manchi qualche passaggio importante? La mamma è sempre la mamma per tutte e tutti noi, ma oltre all’amore c’è di più e per spiegartelo al meglio ho pensato a un articolo a 6 mani scritto in compagnia di due professioniste e operatrici in ambito perinatale: Guya Ghirimoldi (punti 5,6,7,8) e Michela Capacci (punti 1,2,3,4).
Troverai la risposta alle domande che toccano ogni donna: informazioni tecniche, esempi pratici, esperienze dirette personali e professionali su tutto l’universo maternità.
Ecco le 12 cose che avrei voluto sapere prima su paternità e maternità:
1) Esiste una Cosa Chiamata “Piano del Parto”
Esiste un piano del parto: Ebbene sì. Durante la gravidanza è possibile esprimere per iscritto le proprie preferenze relative al momento del travaglio/parto e alle procedure che si vuole o non vuole ricevere (urgenze a parte).
Si tratta di una breve lista degli aspetti irrinunciabili in base a valori ed esigenze personali e della coppia. L’importante è che venga scritto in anticipo, condiviso dagli operatori o dalle operatrici, ufficialmente firmato dal responsabile sanitario e messo in cartella clinica.
In Italia purtroppo spesso viene visto quasi come atto di “arroganza” dagli ospedali. “Ma come? Vuoi dirmi tu come partorire e quali strumenti utilizzare?” . Per quanto l’ostetrica abbia un ruolo fondamentale e prezioso, la donna dovrebbe sentirsi libera di esprimersi nelle condizioni e modalità che ritiene più consone al suo essere.
Libertà di movimento, luci soffuse, musica, non invasività, evitamento di alcune procedure, sono solo alcuni degli aspetti (a costo zero) che gli operatori dovrebbero tenere in considerazione per non incorrere in quella che oggi viene definita violenza ostetrica. Un grande capitolo del quale riparleremo, se lo vorrete.
Sappiamo inoltre quanto nel momento del parto ci possa essere poca lucidità, per cui la stesura anticipata del piano funge anche da aiuto proprio alle ostetriche che si trovano di fronte alla partoriente per accogliere al meglio le convinzioni e le attese di quest’ultima.
Ri-scopriamo il valore e il potenziale di questo documento!
2) Tutti e Tutte Vogliono un Posto nella tua Vita Quando Arriva la Cicogna
Quante volte abbiamo associato il concetto di maternità a quello di istinto?
Per quanto si sviluppino meccanismi innati già dal momento della gravidanza, vi sono aspetti, difficoltà, situazioni, non facilmente affrontabili dalla donna-mamma. Il non riuscire a fronteggiare ogni singolo aspetto della nuova realtà nella quale ci si ritrova catapultate, porta spesso noi donne a riempirci di sensi di colpa e a non vivere con serenità il nuovo ruolo di mamma.
E l’ambiente esterno? Non fa altro che alimentare questo caos interno! Chi giudica, chi punta il dito, chi ti dice cosa è bene o non bene fare. Un sovraccarico di informazioni che paradossalmente alimenta la solitudine delle neomamme che si trovano a vivere momenti carichi di tensione quando manca un reale supporto mentale, psicologico, emotivo e pratico. Non dimentichiamoci che “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Necessitiamo però di un villaggio fatto di persone che non giudichino ma che supportino la donna lasciandole completa fiducia nel prendere scelte in autonomia.
Abbiamo bisogno di donne amiche e di operatrici gentili.
Abbiamo bisogno di sentirci dire “stai facendo un ottimo lavoro”.
Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio
Antico Proverbio Africano
3) Il Padre è un Potenziale Inespresso
Quando nasce un figlio, la protagonista assoluta diventa la mamma, col bimbo in grembo. Capita spesso che il padre si senta messo in secondo piano non capendo bene il preziosissimo ruolo che già può avere.
Ricordo ancora la faccia smarrita di mio marito quando gli diedero in braccia Nicola per la prima volta. Quest’ultimo, beato tra le braccia stava succhiando il suo dito, in attesa di attaccarsi al mio seno. E in quell’esatto momento tra un mix di stupore, meraviglia e stordimento ho pensato “che fortuna ho ad avere Lui al mio fianco!”; e lo stesso ho pensato quando, nella prima notte dopo aver partorito, assalita dai dolori e dalla difficoltà di movimento a causa di un post cesareo avvenuto d’urgenza, si è occupato di fare il primo cambio del pannolino.
In realtà il papà può fare tanto, tantissimo, ancor prima della nascita. Sin dalla gravidanza!
Piccoli Esempi Pratici di Quel che Può Fare il Papà:
- entrare in sintonia col pancione e col bimbo (accarezzare, parlare, coccolare, cantare)
- entrare in sintonia col corpo della mamma in vista del travaglio (tocco gentile, massaggio)
- quali sono i desideri della coppia durante il travaglio/parto? Parlarne prima e far sì che il papà si assicuri che i bisogni reciproci vengano rispettati.
E dopo la nascita? Ecco che qui, in questa delicata fase, il papà può, ancora una volta, risultare prezioso. Vediamo come:
- Può fungere da “scudo”. Ma in che senso? Avete presente quando amiche, parenti, cugini, compagne di classe, e via dicendo iniziano, in buona fede, quando si avvicina la data del parto e, ancora di più, quando vengono a conoscenza del fatto che il travaglio ha avuto inizio, cominciano a martellare di messaggi e domande?
Ecco, è proprio ora che il papà, può fare da intermediario gentile per le comunicazioni assicurandosi che l’intimità venga rispettata. - Dopo la nascita può inoltre aiutare la mamma da un punto di vista pratico (con i pasti e con le pulizie) e soprattutto emotivo (sottolineare la grande impresa che ha compiuto, coccolarla, massaggiarla).
Man mano che il bimbo crescerà, il ruolo del padre sarà sempre più definito e ricco di valore. Sarà colui che lo aiuterà nel passaggio tra il sentirsi un tutt’uno con la mamma, a diventare individuo a sé, pronto a trovare un suo posto nel mondo.
Spazio ai papà!
4) L’Allattamento è un’Opportunità Riservata a Tutte le Mamme
Allattare è un diritto e un dono prezioso per noi e per chi mettiamo al mondo.
Sappiamo quanto il latte materno sia perfetto e pronto all’occorrenza. Bisogna però sapere che allattare non è solo nutrimento, bensì relazione. È il proseguimento fisiologico di quel legame creatosi già dalla gravidanza. Naturale però non significa necessariamente immediato e facile!
Occorre essere preparate in anticipo su tutti gli aspetti dell’allattamento, come i fattori facilitanti nel post nascita (contatto pelle a pelle, allattamento a richiesta, sostegno emotivo e pratico…), i differenti tipi di attacchi e le possibili problematiche che possono insorgere.
Queste informazioni spesso non vengono fornite in maniera approfondita e ci si ritrova impreparate, a non sapere da che parte iniziare.
Alla nascita di Nicola, ricordo la mia ostinazione nel volerlo allattare e, fortunatamente, ci riuscii. Nessuno però mi aveva raccontato di quanto poteva essere bellissimo e al contempo a tratti sfinente. Nessuno mi aveva detto che i primi attacchi potevano assomigliare ad una morsa al capezzolo. E nessuno mi aveva raccontato del dolore che avrei potuto provare in caso di ingorghi.
Fondamentale è informare in anticipo anche chi è vicino a noi per far sì che possa sostenenerci nel migliore dei modi per non privarci di questa opportunità.
Qualora la mamma decida consapevolmente di non voler allattare in maniera naturale è altresì importante sostenerla in questa sua scelta con informazioni corrette e, soprattutto, non colpevolizzarla! Ci sono mamme che, per questioni personali, non si trovano a loro agio nell’allattare e occorre accogliere nel profondo questo loro sentire. Vige sempre la regola “mamma serena, bimbo sereno”.
Michela
5) Placenta e Cordone Ombelicale Hanno una Grande Importanza
La placenta, ponte tra spirito e materia, è considerato il “chakra dimenticato” (Robin Lim). Parte della vita di ciascuna e ciascuno di noi preposta a proteggere la Vita in utero e ancorarla alla Terra. Un organo endocrino temporaneo incredibile, unico nel suo genere, preziosissimo per mamma e bambino (durante e dopo la gestazione).
Generata al momento del concepimento, già dalle primissime fasi dell’embriogenesi è geneticamente uguale al bambino, tramite di connessione con la madre, fonte di nutrimento e pannello di controllo dello sviluppo, dal concepimento alla nascita. Non è qualcosa che si possiede ma un sistema di supporto sacro che accompagna alla nascita e, nel morire a livello fisico, si trasforma in risorsa endogena della donna/madre e della famiglia.
Organo dal valore pratico, culturale e simbolico enorme, non ci appartiene. Nella sua immagine, struttura e forma custodisce informazioni legate alla famiglia e al lignaggio, allo spirito e alle energie del bambino e al suo scopo di nascita. Nel lavorarla per farne rimedi, diventa strumento pratico e simbolico di empowerment della donna che la trasforma per nutrirsi della sua stessa forza e saggezza.
Cose che Forse non Sapevi sulla Placenta:
Mentre il bambino è nell’utero l’afflusso di sangue agli organi interni è ridotto, deviato alla Placenta che assiste lo sviluppo fetale in tutto e per tutto. Seleziona, scambia, immagazzina e trasporta sostanze nutritive e anticorpi verso il bambino, e anidride carbonica e sostanze di scarto al corpo della mamma per smaltirle, senza mai mescolare
il sangue dei due e fungendo da barriera di protezione rispetto a batteri dannosi e molecole estranee.
Filtra i nutrienti dal sangue della madre al sangue del bambino senza mai mischiarli, produce moltissimi ormoni a beneficio di entrambi, regola inoltre le contrazioni uterine, prepara il corpo della madre all’allattamento e garantisce l’immunotolleranza gestazionale, ovvero evita il rigetto del feto da parte del sistema immunitario della donna nonostante la differenza genetica.
All’atto della nascita del bambino essa muore non prima di aver restituito al bambino tutto il suo sangue (circa il 30% del totale) tramite il cordone, assicurandogli così la piena funzionalità degli organi e un rapido adattamento alla vita extrauterina. Questo è il motivo per cui in un parto davvero rispettato, vengono onorati anche i tempi di nascita della Placenta, nel riconoscimento della Sua saggezza. Come accogliamo i nostri bambini nel mondo, così gli trasmettiamo come agire nella vita.
Il Compito del Cordone Ombelicale Dopo il Parto:
Il cordone è centrale per la salute del bambino durante la nascita poiché continua ad assicurargli ossigeno e nutrimenti fino a che il bambino non si è adattato alle condizioni e all’ambiente extrauterini. Effettuare un clampaggio/taglio del cordone solo dopo che ha smesso di pompare al bambino tutto il suo sangue, “svuotandosi” completamente e diventando “bianco”, implementa le risorse di ferro del neonato riducendo l’insorgenza di:
- anemina neonatale
- ittero neonatale
- ipossia
- ipoglicemia
- e il rischio di sensibilizzazione della mamma Rh- il cui feto è Rh+.
Avviene inoltre una migliore regolazione del ph del sangue e un aumento nel bambino delle cellule staminali e dei linfociti T antitumorali.
La Sacralità della Placenta
All’interno delle tradizioni di tutto il mondo, dopo la nascita, alla placenta spettavano ringraziamenti, cerimonie e la restituzione con gratitudine di una parte importante di essa alla MadreTerra mentre una parte minore veniva lavorata subito dopo il parto per estenderne i benefici per tutta la famiglia dal punto di vista fisico, emotivo e spirituale, sia in puerperio che per il resto della vita se adeguatamente preparati.
Non avendo una normativa che la tuteli direttamente, spesso ai titolari d’organo che partoriscono in ospedale non è permesso portare a casa la propria Placenta preferendo impostarne lo smaltimento come un qualsiasi rifiuto organico. Dovrebbe invece essere possibile anche in Italia, non essendo appunto vietato, poter scegliere, sotto la propria responsabilità, l’uso privato e personale della placenta che più si ritiene giusto per sé.
Ps. Lo sapevi che in altri paesi esteri è possibile venderla, che ha un alto valore commerciale e che è l’ingrediente di svariati prodotti di bellezza, date le sue proprietà?
Essendo tema delicato e complesso, che potrebbe toccare la sensibilità di molti, resto a disposizione per approfondimenti in privato.
6) Il Parto non è Sempre Doloroso
Per molte donne, mia madre in primis, dare alla luce è stato innegabilmente doloroso e purtroppo la narrazione collettiva maggioritaria non aiuta a pensare che sia possibile diversamente. Senza voler svalutare nessuna preziosa esperienza, possiamo però anche dirci, permetterci e reclamare che come qualsiasi altro atto sessuale può (non: ‘deve’ ma PUÒ) essere indolore e addirittura piacevole e orgasmico.
Se non lo è: non è una colpa. Fare l’amore, dare la vita (e prenderla) non possono e non devono essere guardati e giudicati con la lente della prestazione.
Se volessimo che lo fosse: possiamo prepararci, ri-connetterci al corpo e ri-educarlo al piacere. Assicurarci di viverlo quanto più possibile da protagonista, informandoci e scegliendo consapevolmente ogni aspetto, senza accontentarci di professionisti che non ci fanno sentire al centro della nostra esperienze sono il primo passo per limitare il dolore emotivo che emerge dallo scontrarsi con una realtà che non ci aspettiamo, non ci rispecchia e quindi non ci rispetta.
La Percezione Soggettiva del Dolore
Ina May Gaskin ci dice che è infinita la varietà di modi in cui le donne descrivono le sensazioni di travaglio e parto e che la percezione del dolore varia in relazione al nostro atteggiamento nei suoi confronti, al Paese e cultura di origine della donna, alla situazione e contesto dell’esperienza.
Dobbiamo dirci anche, secondo me, che può variare in base alle convinzioni, all’informazione, all’educazione e alla consapevolezza e presenza con cui ci approcciamo alla maternità.
La letteratura ci dice che ‘il dolore percepito dalle donne che scelgono di partorire in casa sembri essere inferiore rispetto a quello di altre donne’. A prescindere dalle scelte del luogo del parto quello che credo faccia la differenza è il fatto di partorire in un luogo che percepiamo (non ‘pensiamo’ ma PERCEPIAMO) sicuro: in cui non subiamo restrizioni ai bisogni primari di cibo, acqua, riposo, tempo, silenzio, spazio e movimento; e in cui godiamo della presenza e supporto costante, fisici ed emotivi, di persone che hanno fiducia nelle nostre competenze di partorire, e in quelle del bambino di venire alla luce, a cui la donna a sua volta si fida e si affida, nella vulnerabilità e misteriosità del processo.
Quando si parla di parto bisogna riuscire a valutare la sensibilità e l’ansia delle donne davanti a tale evento, porre al centro la sovranità delle madri e prendersi la responsabilità di una narrazione rispettosa tanto della propria storia di parto, quanto di quella non ancora scritta di altre persone. Senza sentirsi in diritto di dare consigli e dettagli non richiesti e potenzialmente traumatizzanti e bloccanti per una libera esperienza di travaglio e nascita.
È infinita la varietà di modi in cui le donne descrivono le sensazioni di travaglio e parto
Ina May Gaskin
7) Non Sottovalutare i 40 Giorni Post Parto
40 è un numero ricorrente e dal particolare significato simbolico in varie culture e tradizioni. Puerperio è il termine con cui ci si riferisce ai 40 giorni dopo il parto e le tradizioni che lo riguardano si tramandano in tutto il mondo, di generazione in generazione. In alcune zone del mondo sono ancora molto vive; in altre si sono parzialmente perse a causa dell’impoverimento del nucleo familiare dal punto di vista generazionale e all’aumento della medicalizzazione del parto.
Con la medicalizzazione tipica del ventunesimo secolo, infatti, si è generato un appiattimento di senso che ha portato molte donne a sopprimere la loro natura spirituale, che tanto spontaneamente emerge nel processo della maternità. Questo scenario lascia spazio a madri “smembrate” così come la dimenticanza della sacralità della Madre Terra sta “smembrando” questo pianeta.
La nascita, base della Vita, è invece un’occasione per riconoscere, “ri-membrare” e trasmettere la sacralità di chi la rende possibile attraverso il proprio corpo.
Caratteristica trasversale a tutte le tradizioni di nascita è la considerazione della neomamma come vulnerabile, da proteggere, sostenere, coprire di attenzioni, riscaldare, accudire, celebrare e nutrire con amore, attraverso alimenti ricchi di nutrimenti e simboli.
Come Affrontare il Periodo del Puerpuerio
Questo è anche il periodo minimo fisiologico che la partoriente dovrà attendere prima che il suo apparato genitale torni alle condizioni anatomo-funzionali pregravidiche. In questo tempo speciale, dedicato al riposo e al rinforzo del legame tra madre e neonato, la protezione del delicato sistema nervoso di madre e figlio deve essere la priorità. È intuitivo quindi come più supporto, riposo, nutrimento otterrà la donna dopo il parto, e meglio si sentirà, riprendendosi prima e con meno probabilità di una depressione postparto. Preparare da mangiare alla neomamma è allora un modo di prendersi cura di lei e offrirle le energie perchè possa prendersi cura della vita che ha generato, senza esaurirsi.
Col parto infatti, qualsiasi parto, tutto cambia nel giro di poche ore; in maniera repentina e profonda, la donna viene catapultata in una condizione di vuoto e freddo.
Le 6 settimane dopo il parto sono dunque il tempo comunemente riconosciuto in tutto il mondo come momento sacro, ponte tra due mondi, in cui il corpo e lo spirito della donna sono considerati completamente aperti.
Anche per quelle donne che hanno vissuto aborti spontanei o la nascita di neonati morti, poiché anche loro sono neomamme che necessitano di tale riconoscimento, compassione e pari amore, cure e calore di una qualsiasi neomamma.
Quando si parla del calore che in puerperio non deve mai mancare alla neomamma, ci si riferisce non solo al calore umano, che ovviamente deve trasparire da ogni gesto e azione, o al calore inteso come qualità del cibo con cui si nutre la donna, ma anche propriamente al calore nel senso più letterale. Per questo si ricorre a celebrazioni sacre, massaggi, chiusura delle ossa e bagni rituali che arricchiscono, portano a compimento e pacificano l’esperienza fisica, emotiva e spirituale di nascita della donna, dopo il passaggio di nascita del bambino, restituendole stabilità e forza.
8) L’importanza della Figura della Doula Prima, Durante e Dopo il Parto
La doula, e in particolare la doula di Mondo Doula, è una figura professionale sociale che funge da ponte tra il dentro e fuori di sè, tra lo spazio privato e lo spazio pubblico, riconoscendo le differenze economiche, sociali e culturali di cui lo spazio-casa può essere composto, riempiendo il ‘vuoto oltre il medico’ che avvolge la nascita e creando spazi di accompagnamento alla (ri)nascita anche delle donne come donne-compagne-madri e degli uomini come uomini-compagni-padri.
La Doula offre infatti supporto e sostegno emotivo e pratico durante la gravidanza e il post-parto ma anche in fase di concepimento (naturale e non) e travaglio-parto (affiancando e sostenendo il lavoro delle ostetriche), sostenendo l’autonomia e la libertà di scelta.
Ogni concepimento, ogni storia di parto, ogni gestazione e ogni puerperio, dolorosi o orgasmici che siano, per essere integrati hanno bisogno di uno spazio di riconoscimento, supporto, celebrazione incondizionata, ascolto e restituzione di valore a chi l’ha vissuta, nell’unicità preziosa di tale esperienza.
Ruolo importante della Doula è lo stare accanto in tutto il processo, come testimone e compagna di viaggio; fedele agli interessi della famiglia e partecipe al viaggio, senza mai sostituirsi a nessuno dei protagonisti o delle protagoniste. La doula mette infatti a disposizione le proprie energie come assistente, per tutte le questioni pratiche del quotidiano che affaticano (mentalmente, fisicamente o emotivamente) i membri della famiglia, facendo spazio all’ascolto e alla presa di coscienza delle proprie emozioni, risorse interne, vissuti interiori, desideri, bisogni e competenze intrinseche nonché alla sperimentazione senza dogmi e senza giudizio.
Anche se morbidi, i confini professionali tra doula, puericultrice, ostetrica, psicologa o altre figure perinatali esistono, ed è nell’interesse della famiglia che la Doula si attiva nel costruire e nutrire una solida(le) rete di professioniste e professionisti intorno alla famiglia, a misura di ciascuna esperienza di nascita. A livello di pratiche e interventi infatti, ciascuna professione lavora in spazi diversi, complementari e funzionali tra loro.
Essere Doula acquisisce quindi per me significato nell’atto di farsi custode dello spazio sacro della maternità/paternità dal momento, fino a quando e nel modo, in cui le madri e i padri ne sentono il bisogno. Una madre e un padre alla volta. Con rispetto e cura di credenze, bisogni e necessità del regno di ciascuna donna.
Guya
9) L’Allattamento Non è Sempre Facile
In ospedale dopo il parto ti concedono solo qualche ora di riposo, quelle in cui fanno i controlli di routine sulla bambina. Poi te la portano ogni tot per farla mangiare. fine delle istruzioni. Nel senso che se ci fosse un manuale d’istruzione sarebbe cortissimo e a elenco puntato. Tipo:
- Spingere per fare uscire la bambina
- Tenerla sul petto 8 minuti
- Attaccarla al seno oppure no, come ti gira, decidi tu in quel momento in cui sei più di la che di qua, perche qui nessuno può dirti cosa è giusto o sbagliato, stiamo solo facendo il nostro lavoro e vogliamo tornare a casa senza denunce
- Qualunque sia stata la scelta del punto precedente te la vedi tu, falla mangiare, trova il modo
All’ospedale, su 4 compagne di stanza io ero l’unica che non riusciva ad allattare. Il capezzolo scivolava dalla bocca della bambina, che al contatto con me, dopo due tentativi, si riaddormentava. É andata così tutta la giornata, fino alle 4 di notte, quando la mia Eli ha svegliato il reparto dalla fame. Io e l’infemiera abbiamo fatto di tutto per farla mangiare, ma niente, scivolava sempre. Finche poi non siamo ricorse al tiralatte, Elisa quasi rassegnata ha accolto quella tettarella, giusto per farci un favore, ma poi ha spalancato gli occhi e ha iniziato a ciucciare. Incredibile, a sto giro mangio, avrà pensato. Perché pensano anche a quell’età eh…
La mia esperienza di allattamento non si può di certo sintetizzare in poche righe, ho lottato per guadagnarmelo e ancora aspetto la medaglia di caucciù. Non trovavo normale il dolore che tutte dicevano essere normale, non accettavo l’idea di dare il latte artificiale a mia figlia e di perdere giorno per giorno il mio, quello creato dal mio corpo appositamente per cibarla.
Il mio problema è stato il capezzolo retratto, l’infermiera appena lo ha visto si è spaventata e ha detto come fosse stata una sciagura «oh, hai il capezzolo retratto!». L’allattamento è un po’ così: se hai il privilegio di avere un seno standard allatti, sennò latte in polvere.
La mia fortuna invece è stata Roberta de la Leche League, profilo Instagram intercettato qualche mese prima e di cui superficialmente non capivo l’utilità. Si tratta di un’associazione no profit che si occupa proprio di insegnare ad allattare. Nelle parole della volontaria non ho mai sentito pietà, giudizio o rassegnazione, sembrava il tecnico della tetta. «Se fai così il latte non solo esce, ma nemmeno farà male». E così è stato, perché non solo il mio capezzolo era corto, ma l’attacco era sbagliato e il canale era piegato, come una cannuccia quando bevi. In questa semplice soluzione la mia vita di madre ha conosciuto la felicità.
1o) L’Unione Madre-Bambina è un Bisogno Reciproco e Biologico
La bambina ha una nuova vita da pochi giorni, la mamma ha una nuova vita da pochi giorni.
Hanno entrambe bisogno di supporto.
Nessuna delle due è autonoma, nessuna delle due sa cosa fare.
La bambina dovrebbe mangiare e dormire eppure non riesce ad addormentarsi da sola e nei peggiori dei casi devi aiutarla a mangiare.
La mamma dovrebbe essere sempre presente per la bambina, eppure è un compito che non riesce sempre a portare a termine che prevede un focus al 100% sulla bambina e una serie di azioni la cui qualità dipende solo ed esclusivamente dalla salute mentale della mamma.
La salute mentale della mamma dipende dal suo stile di vita, minato dalla novità incombente e senza tregua che è la sua bambina.
Come un tirocinante nei peggiori uffici di Madison Avenue, la mamma ha contemporaneamente bisogno della sua bambina e bisogno di staccare e questo bisogno dovrebbe essere verbalizzato dalla mamma per due motivi:
- Quando la mamma deve staccare è satura e va sostituita per il tempo che necessita.
- Quando la mamma ha bisogno della sua bambina sente una forte mancanza dettata dagli ormoni, spesso nei momenti in cui è reciproco anche da parte della piccola. Anche qui la mamma dovrebbe direttamente reclamare il suo diritto di tenerla in braccio senza la vera necessità di mangiare, dormire o essere cambiata.
Nella mia esperienza diretta sono stata quasi comparabile alla figura della mamma gatta che, se tocchi i suoi cuccioli, non li riconosce più e li rifiuta. Anche se io ho la ragione e so che non l’avrei allontanata da me per nulla al mondo faticavo a entrare nuovamente nell’ottica di essere io la “casa” in cui doveva ritornare.
Pensa un po’ a quanto delicata possa essere la situazione, quindi capisci bene che le conseguenze potrebbero essere una sconnessione tra madre e bambina, un’esitazione da parte della mamma o uno smarrimento da parte della bambina.
11) Il Confronto più Utile è Quello tra Mamme alla Stessa Tappa (Stesso Stadio di Gravidanza o Stessa Età delle Figlie o dei Figli)
Abbiamo tutte bisogno di nostre simili e del loro supporto, soprattutto quando siamo inesperte e dubbiose. Aver partorito nel 2020, quando i corsi pre parto online non esistevano, quando non si poteva uscire di casa, mi ha fatto capire quanto bisogno potessi avere di un semplice gruppo di donne che stavano vivendo la mia stessa storia nel mio stesso momento. La maternità ti cambia per sempre e tu hai bisogno di supporto, informazione ed esperienze simili alla tua. L’unione fa la forza. Per molte mamme la parola chiave della loro maternità è “solitudine”, perché l’istinto materno non si fa vivo se non fai spazio e silenzio attorno a te.
Per questo è importante avere accanto mamme al nostro stesso stadio di gravidanza o maternità per controllare se la nostra situazione è ok, per capire cosa ci stia succedendo ed essere capite. Ogni età di una figlia porta dietro una caratteristica diversa, e per quanto lo status di madre dia autorità e avvalori ogni opinione, è impossibile ricordare nel dettaglio gli stadi passati.
Io sono la mamma di Elisa, mi baso sui suoi problemi, non mi vedrei mai come l’angelo del focolare con la giusta risposta per tutte. E temo in segreto che questa figura, mettendo gli altri al primo posto e non sé stessa, potrebbe nuocere al reale concetto di maternità: in famiglia tutti i componenti hanno un compito e tutti i componenti sanno risolvere i problemi del proprio nucleo familiare. Ecco, forse la solitudine più grande deriva proprio da questo: diventare mamma punta i fari su di te, due fari di diversi colori, uno è l’aspettativa del mondo che ti vuole dea indiana a sei braccia, l’altro é il tuo severo giudizio di non essere abbastanza per tua figlia.
12) Il Pediatra è un Essere Umano Come Te
Ti sei mai ritrovata ad avere un problema di salute e non trovarne la soluzione neanche dal medico?
Ecco un’altra lezione imparata durante la maternità: anche il pediatra può sbagliare. Parliamo ancora una volta di status, di un mestiere la cui autorità raramente viene contestata perché si occupa di salute e come sappiamo la salute viene prima di tutto. È così che per noi mamme apprensive il pediatra o la pediatra diventa la figura sacerdotale che solo pronunciando il nome di un farmaco o di un brand di latte in polvere ti assolve dai peccati commessi in quanto comune madre mortale.
È in questa cecità, in questo rumore che hai attorno che dimentichi la cosa essenziale: il pediatra o la pediatra è un essere umano come te e la guida migliore per la tua bambina non può essere sostituita da te. La condizione di una neo mamma è estremamente delicata, avviene un forte cambiamento fuori e dentro che nessuno ti spiega a livello pratico per paura di traumatizzarti. Io non credo nella filosofia delle cose taciute per il nostro bene, io credo che, come diceva Marie Curie, niente nella vita va temuto, dev’essere solo compreso.
Niente nella vita va temuto, dev’essere solo compreso
Marie Curie
Chi Siamo
Se i 12 punti che abbiamo messo insieme sono stati interessanti per te, è il momento delle presentazioni: Siamo Guya, Michela e Debora, doula, educatrice perinatale e content creator.
Guya Ghirimoldi
La mia chiamata d’Anima è portare più Amore nel mondo.
La mia specialità è essere Doula, in supporto alle donne nello scoprire il centro autentico di sé durante l’esperienza della maternità, accanto alle scelte e in sostegno ai bisogni di tutta la famiglia.
Ho molte complementari formazioni ad arricchire il mio bagaglio: Laurea in Scienze dell’Educazione, Master in Diritto dell’Infanzia, Fertilità Naturale, Fertility Massage, Sessualità Sacra, Operatrice Placentare, varie competenze energetiche tra cui il Reiki ed altre… ma non è coi titoli di studio che mi piace definirmi.
Sono una visionaria e il mio sogno è un mondo armonico.
Mi piace pensare alla mia vita e al mio lavoro come a un filo dorato che offre una trama più salda per tutti.
Cosa Faccio?
Accompagno nell’esperienza di gravidanza, travaglio-parto e puerperio, informando e rassicurando, nutrendo, ristorando e fornendo strumenti di consapevolezza ed empowerment.
Mi occupo del sostegno emotivo e del benessere familiare dalla gravidanza fino al primo anno del bambino, per mezzo di un lavoro relazionale che ne valorizza l’esperienza. Abbraccio, custodisco e creo spazio al sentire e ai bisogni di tutte le situazioni di maternità: dalle neo-mamme alle mamme all’ennesima; dai neo-papà ai papà all’ennesima; dalle gravidanze tanto cercate e attese a quelle inaspettate e magari non desiderate, esaltando le risorse personali e confortando e sorreggendo nella fragilità.
Come lavoro?
Offro sostegno continuativo su misura, intimo e confidenziale, nel pieno rispetto delle scelte di chi sto accompagnando. Ascoltando attivamente, attraverso l’accudimento anche pratico del quotidiano, rispondo in modo personalizzata ai bisogni di ciascun nucleo famigliare, tramutando ogni percorso in un’esperienza unica e speciale, in accordo alla relazione che si va creando e alle necessità del momento.
L’amore è il processo del mio ricondurti dolcemente verso te stessa/o. Non a ciò che io voglia tu sia, ma a ciò che sei – ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY
Contatti
- Instagram: @guya.kn
- E-mail: info@guyadoula.com
- Sito: guyadoula.com
Michela Capacci
La mia passione per il mondo dell’infanzia mi ha portata a laurearmi nel 2012 come Educatrice di nido e di comunità infantile. La fascia 0-3 anni mi ha sempre affascinata poiché la considero cruciale per tutto lo sviluppo successivo. Ho lavorato per più di 10 anni a stretto contatto con i bimbi fino a che, dopo essere diventata mamma di Nicola nel 2018 e aver vissuto un parto e post parto tortuoso, ho avvertito una nuova esigenza. Quella di affiancarmi anche ai genitori, in particolare alle neo mamme.
Nel 2022 inizia così la mia formazione come educatrice perinatale per avere una conoscenza specifica per quanto riguarda la fisiologia e la clinica del periodo perinatale e un approccio multidisciplinare alla buona nascita.
Questo approccio dedica la sua attenzione al periodo che comincia dal desiderio di avere un figlio e giunge fino ai primi anni di vita del bambino.
Nello stesso anno do vita al Villaggio03, luogo al momento virtuale che affronta tematiche e offre contenuti legati al mondo dell’infanzia e maternità. Vuole inoltre diventare community e punto di riferimento per donne in attesa, neo mamme e mamme con bimbi dai 0 ai 3 anni. Abbiamo un gruppo telegram privato e gratuito per un confronto e sostegno alla pari tra neo mamme, donne in attesa e mamme con bimbi dai 0 ai 3 anni. Al momento è gestito da me in collaborazione con Francesca Baldessari, una fisioterapista materno-infantile. Sono aperta ad ulteriori collaborazioni con altri professionisti per ampliare il “villaggio”.
Cosa faccio?
Supporto la donna fin dal periodo della gravidanza fino ai 3 anni del bambino.
Privilegio l’ascolto attivo della donna, lasciandole piena autonomia nel compiere scelte consapevoli, che favoriscano l’acquisizione del ruolo genitoriale, fin dalla gravidanza.
Come lavoro?
Lavoro in autonomia fornendo supporto personalizzato alle donne, dalla gravidanza fino ai 3 anni del bambino/a.
Su richiesta, collaboro anche con altre figure che operano nel settore: ginecologi, ostetriche, consulenti in allattamento IBCLC, doule e pediatri; psicologi clinici e psichiatri, per garantire l’assistenza alle donne e alle loro famiglie, in caso di disagio.
“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”
Contatti
- Instragram: @villaggio03
- Facebook: Villaggio03
- Email: ilvillaggio03@gmail.com
- Sito: villaggio03.com
- Telegram Gruppo Privato “Le mamme del Villaggio03”. Fornisco privatamente il link per accedere al gruppo.
Debora Magurno
Sono figlia da sempre, ma madre da poco e uso i mezzi di Instagram e del blog per esprimere una visione del mondo personale, ma che trova riscontro nelle esperienze della generazione dei millennial. Secondo noi la narrazione della maternità del ‘900 non corrisponde a verità o viene raccontata in maniera parziale, è per questo che ci tenevo a dare il mio contributo per la festa della mamma chiedendo aiuto a chi ne sa più di me. Ho studiato scienze della comunicazione e comunicazione d’impresa, oggi lavoro come docente di marketing e digital specialist.
Contatti
Instagram: @sonodeboraciao
Email: info@deboramagurno.com
Approfondimenti
Associazione Italiana Consulenti Professionali in Allattamento Materno – IBCLC
La Leche League – Organizzazione di volontariato che sostiene le mamme che vogliono allattare
Ministero della Salute – Latte Materno, Istruzioni per l’Uso
Post Facebook sul parto in casa